Thailandia, luci e ombre. Impressioni ed emozioni di una contrastante Thailandia.
E che Thailandia sia.
E’ difficile buttar giù delle righe che non celino emozione ed annessa commozione, quando il fulcro di queste è proprio la Thailandia. Terra dagli incommensurabili valori, Terra del Sorriso.
Terra protagonista di un’antitesi perfetta tra paesaggi e sensazioni.
Sì, un’antitesi perfetta: mi piace ripeterlo, e mi piace anche spiegare il motivo del mio pensiero. Il viaggio è la mia linfa vitale, ed il mio blog è lo specchio di ciò che la mia anima prova quando sono in viaggio. Ne scaturiscono solo sensazioni positive, mai spiacevoli o riluttanti. Ma parlare della Thailandia in questo modo, senza sviscerare il suo lato oscuro, sarebbe puro sofismo.
Ed ecco il motivo di questo mio post: luci ed ombre.
Ho deciso di parlarvi della Thailandia più vera e infima.
Prendiamo Bangkok, ad esempio. Bangkok ha la capacità di catapultarti rigorosamente in un circolo vizioso. La prima impressione è logorante. Enormi strade a tre – quattro corsie gremite di auto, tuk tuk, taxi.
L’odore nauseabondo di smog pervade le narici. Gli abitanti indossano le mascherine. Di sottofondo, il rumore del traffico e di una città sempre in movimento. Cavi della corrente elettrica in corto circuito si arrampicano alle facciate dei palazzi in degrado. Tubi della fogna gocciolanti. Piogge tropicali e afa: dieci minuti si, dieci minuti no. Urbanisticamente fitta, popolosa: soffocante.
Più in là, Grattacieli di vetro dal design minimalista, costruzioni imponenti dalle geometrie più strane, centri commerciali.
Il segreto è perdersi.
Perdersi concede di scoprire sfaccettature di Bangkok che, all’inizio, lasciano perplessi, ma che sono essenziali per addentrarsi nella cultura Thailandese.
I marciapiedi sono colmi di lavoratori ambulanti a cielo aperto: calzolai, fruttivendoli, mercanti di amuleti e monetine, fiorai, cuochi e venditori di street food.
Veri mercati non convenzionali che si trovano per caso, nei vicoli, nelle strade, nelle zone di passaggio dei pendolari o tranquillamente su un qualsiasi marciapiede, che colorano vivacemente il grigiume del traffico e dei palazzoni, profumandolo di pad thai, di curry verde, di noodels, di yam agrodolci, di frutta tropicale e spezie.
Ed è proprio perdendosi, e distraendosi tra questi profumi, che ci si accorge bruscamente che ad interrompere lo skyline dei palazzi high tech vi sono i chedi, monumenti spirituali buddhisti, simbolo della mente illuminata, ad indicare il vostro arrivo al tempio.
Di templi a Bangkok ce ne sono tantissimi. Puntellano la città a testimoniare anni ed anni di storia e di religione buddhista e induista. A pavoneggiare una fausta e disarmante bellezza.
In qualsiasi tempio vi si accinge ad entrare, si viene pervasi da una strana sensazione di improvvisa serenità e quiete. Varcato l’ingresso, sembra di estraniare al di fuori tutto il caos, lo smog, il rumore, la frenesia, i problemi, quasi come in una selezione naturale, per creare un’oasi di pace esteriore ed interiore: la propria oasi.
I colori cambiano, si fanno vivaci, brillanti al Sole tropicale, i mosaici di qualsiasi tinta contrastano i muri bianchi ed il verde dei giardini, in un accostamento quasi complementare. E a far da cornice a questo quadro meraviglioso, i monaci, con le loro tuniche color arancio, a dare la benedizione.
E’ forse proprio questa, principalmente, la maggiore contraddizione dei sensi che ho vissuto in Thailandia.
Dopo esser entrata nel primo tempio, il Wat Pho di Bangkok, ho costantemente sentito il bisogno di entrare in qualsiasi altro Tempio mi si presentasse davanti durante tutto il mio viaggio.
Avevo bisogno di quell’oasi di pace che solo i templi hanno saputo regalarmi, emarginando tutte le preoccupazioni all’esterno.
E’ proprio così che vivono i Thailandesi: senza preoccupazioni.
Mai Pen Rai significa proprio questo, non preoccuparsi, non allarmarsi, vivendo e affrontando serenamente i problemi. È il loro motto.
Ho iniziato a comprendere, dunque, perché viene chiamata Terra del Sorriso. Qui le preoccupazioni non esistono. Si vive felici. Si vive di poco e con poco, e si è rispettosi del prossimo e fieri della propria Terra.
In qualsiasi parte della Thailandia andiate, ci sarà sempre qualcuno che vi accoglierà salutandovi con un Sawasdee Ka, un sorriso e le mani giunte, e ci sarà sempre qualcuno che vi ringrazierà con un Kop Khun Khaa. Ci sarà sempre un bambino con gli occhi a mandorla che vi farà le feste se gli donerete una caramella o il sapone.
Sempre.
Ma le oasi di pace, in Thailandia, si trovano anche in natura. Scostandosi dalla fitta e trafficata Bangkok, si trovano paesaggi inestimabili, dalla vegetazione lussureggiante, sia a Nord che a Sud.
Il Triangolo d’Oro, ad esempio.
Una zona a Settentrione nella provincia di Chiang Rai dove il fiume Mekong si fa da mediatore tra la Thailandia, il Laos e la Birmania. Dolci colline verdi sullo sfondo, e, tutt’intorno, la foresta monsonica e la foresta pluviale, coltivazioni di orchidee e di fiori di loto, villaggi tribali e capanne in paglia delle donne Karen (le cosiddette donne giraffa), risaie brillanti ed estese.
La foresta vanta una flora ed una fauna non indifferenti, nella quale ci si può immergere grazie a tour guidati di varie associazioni del posto. Ed, in tal proposito, un’altra contraddizione che ho rilevato in Thailandia è stata proprio quella inerente alla questione elefanti.
L’elefante rappresenta l’animale sacro per eccellenza sia nel Buddhismo che nell’Induismo, divenuto il simbolo nazionale, rappresentato ovunque, e al quale il Governo thailandese ha dedicato anche una giornata di festa nazionale.
Purtroppo però, per incentivare il turismo, si è assistiti ad una rapida estinzione degli elefanti nelle foreste, rinchiusi ormai negli Elephant Camp che permettono al turista di assistere a spettacoli circensi e di intrattenimento, o di effettuare giri turistici a bordo degli elefanti nella giungla. Questo significa duro addestramento, duro lavoro e grande fatica, in una sola parola: sfruttamento.
Chiedersi il motivo di tale scempio è inopportuno, in quanto i vari Elephant Camp si sono evoluti proprio parallelamente all’ascesa del turismo nel Nord della Thailandia. Mi piace pensare, però, che a seguito dell’estinzione di questi animali, molti Elephant Camp abbiano cambiato la teoria di guadagno diventando sostenibili, ossia proponendo ai turisti del tempo da trascorrere con gli elefanti liberi, semplicemente dandogli del cibo, accarezzandoli, scattando fotografie, al posto di spettacoli circensi abbastanza tristi dove appaiono anche incatenati.
Insomma la Thailandia è una Terra meravigliosa, ricca di contraddizioni ma anche di estasiante ed indescrivibile bellezza. Esteriore ed interiore. Almeno una volta nella vita bisognerebbe farsi cullare dal suo dolce e misterioso fascino asiatico.
Bisogna solo capirla, curiosarla, immedesimarsi.
E saprà ripagarvi con ricordi indelebili.
E ricordatevi di sorridere sempre.
Mai Pen Rai
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Buon viaggio in Thailandia!
Liz
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11 Comments
credo che sia uno die viaggi più affascinanti da fare
Ma sai che prima di Natale ho prenotato il volo per Bangkok? Ancora manca tutto il resto, devo costruire bene l’itinerario, capire cosa voglio assolutamente fare perché i giorni che ho a disposizione non sono abbastanza per tutto ciò che desidero. Non vedo l’ora di partire!
Ho amato talmente tanto la Thailandia che ci torno a giugno!!
Stupenda vero? Io ci sono stata a giugno e ci ritornerei subito!
Visitare la Thailandia è uno dei miei sogni che spero di poter realizzare un giorno,,,,,,bellissime immagini tesoro
Prima o poi ci farò un viaggio, mi affascina molto ogni volta che guardo video o foto 🙂
Io ci son stata un bel po’ di anni fa, sarà forse che non era il periodo migliore, ma non ho un ricordo positivo. Chi lo sa, magari ci ritornerò e cambierò idea!
Buona giornata
Alessia
Style shouts
Articolo davvero completo e utilissimo per chi come me è in cerca di info su questa metà. Grazie!
Che paesi caratteristici… spero un giorno di poterli visitare anche io! Foto meravigliose! Complimenti!
La thailandia è il mio più grande sogno nel cassetto…spero di poterci andare il prima possibile. Complimenti per aver scelto questa meta incredibile
Sono d’accordo con te: la Thailandia è un luogo di contraddizioni enormi, di estremi controsensi ed eccessi. O la odi o la ami. Ma proprio perchè ti trovi a trascorrere del tempo in un luogo così bipolare, finisci per amarla e odiarla a fasi alterne.