La guida completa di Sarajevo, la magica città di mezzo: cosa vedere, cosa fare, cosa mangiare, tutte le informazioni utili.

A Sarajevo si entra spogli. Ed in punta di piedi. Non è facile raccontarlo in così poche righe.

Sarajevo è dura. È un vortice di emozioni che ti frullano nel ventre. Prepotente, che non ti lascia via di fuga.

Volutamente quei buchi nelle mura dei palazzi non sono stati mai riempiti. Sono cicatrici del passato che ha martoriato questa terra, sono simbolo di un presente resiliente, sono auspicio per un futuro che vive e non dimentica. Piuttosto, rinasce, consapevole.

Sarajevo tesse, Sarajevo intreccia.

Quattro religioni che convivono. Nello stesso cielo, quasi accavallandosi, il canto del muezzin, il suono delle campane. Nella stessa strada, a qualche passo l’un dall’altra, una moschea, una sinagoga, una chiesa cattolica, una ortodossa.

Abbiamo preso un tram a caso e vagato per le periferie della città, tra il miscuglio di architetture, ora ottomane, ora austro-ungariche, ora socialiste, tra quelle sgangherate e quelle appena rimesse a nuovo. Che casino, che gran casino, che grandissimo e magico casino!

La signora che ci ha serviti al panificio ha perso il suo papà in guerra, lei l’ha vissuta la guerra. L’empatia è stata lesta, venivamo fuori dalla visita al Museo dell’infanzia di guerra, dove tra lettere e oggetti ci siamo scaraventati contro la crudele realtà di quel tempo, rendendoci conto che “quel tempo” ha poco meno dei nostri anni, e che un qualunque sessantenne sarajevita che avremmo potuto incrociare per strada la guerra qua l’ha vissuta, le sirene le ha sentite, e le bombe pure.
Quante domande mi verrebbe da porgli.

L’energia magica della Baščaršija poi ci ha risucchiati, i the fumanti nei salotti bosniaci, i piccioni sui tetti rossi, i minareti a dominare gli orizzonti, il profumo dei Ćevapčići, le sagome solenni delle Alpi Dinariche ad abbracciare questa immensa e fatata valle enigmatica.

Forse, noi t’immaginavamo proprio così… Sarajevo.

Ebbene, viaggiatore.

Un viaggio in Bosnia non ha ragione d’esistere se non si mette piede qui, in questa magica e contrastante città, in questo libro di storia. Preparatevi ad aprire il cuore, a non avere pregiudizi, a guardare senza giudicare. Sarajevo a tratti fa male al cuore. Mentre stai passeggiando per il quartiere turco, bello, energico, autentico, ti si palesa davanti un cimitero nel bel mezzo, e tu sei lì inerme, che te lo becchi, e ti fermi un attimo a pensare.

In questo articolo voglio parlarti di cosa vedere a Sarajevo. La visita della città porta via almeno tre giorni, ma se hai poco tempo ti suggerisco di prender parte ad un free tour di Sarajevo , di due ore in inglese, o ad una visita guidata in italiano di tre ore.

Buona lettura!

Palazzi con colpi di mortaio nel cemento – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa
Uno dei bar tipici bosniaci – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa
Un piccolo fruttivendolo – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa

La Bašcaršija di Sarajevo, un vortice di colori, profumi, etnie.

La tua visita a Sarajevo non può che iniziare dalla Bašcaršija, il quartiere turco: colori, religioni, etnie, profumi.

Ricordo bene quando mi ci sono addentrata, sembrava un vortice che mi travolgeva. E ricordo anche d’aver visto, sedute ad un bar, una donna con il burqa integrale, ed immediatamente accanto, una ragazza in minigonna. E’ proprio qui che troverai quel miscuglio magico di cui ti ho parlato nell’introduzione del mio articolo, fatto di bellezza e anche di contraddizione, quello che ti lascerà per sempre Sarajevo.

Non serve una mappa, qui: vicoli, stradine, piazze e lungofiume, perditi senza meta. Fotografa al tramonto la Fontana Sebilj, in stile moresco, divenuto un po’ il simbolo della città con tutti i piccioni che le volano intorno -mi ricordava un po’una piccola Istanbul!-.

Percorri la Ferhadija, la via principale che per me è stata sinonimo di transizione: qui potrai ammirare le quattro religioni che qui convivono: una chiesa, poi poco più in là una moschea, poi una sinagoga ed una chiesa ortodossa all together. Il canto del muezzin ed il suono delle campane. I minareti ed i campanili nel cielo. A convivere, insieme.

La Ferhadija rappresenta anche il passaggio dalla Sarajevo ottomana a quella asburgica, nella stessa strada vedrai cambiare l’architettura e ti sembrerà di passare nel giro di pochi passi da Oriente a Occidente.

Attraverserai caffè, negozi di souvenir, bracerie, e arriverai al Pijaca Markale, un mercato dove poter assaggiare tante squisitezze, come il burek, i frutti di montagna, formaggi e salumi locali. L’orario di apertura è dalle 6 alle 17. In questo mercato troverai un muro rosso che rimembra un episodio terribile nella storia di Sarajevo: gli attentati del ’94 e del ’95 da parte delle truppe serbo bosniache, nei quali persero la vita più di cento civili. Che amarezza.

Sempre nella Bašcaršija ti consiglio una visita alla Moschea dell’Imperatore (Tsars) realizzata per Solimano I. Si tratta della più bella moschea dei Balcani. L’ingresso è gratuito, dalle 18 alle 21, ma mi raccomando all’abbigliamento. Vale la pena anche una visita alla Bašcaršija Mosquee alla Cattedrale Ortodossa del Sacro Cuore.

Un’altra storia degna di nota è quella della Biblioteca Nazionale ed Universitaria della Bosnia Erzegovina, la Vijesnica. Guardavo e riguardavo questo magnificente edificio in stile moresco ripensando alla sua amara storia del 1992, quando le fiamme distrussero quasi tutto il patrimonio culturale oltre che tutta la facciata: ho letto di civili che pur di salvare alcuni libri sono entrati nella biblioteca, seppur in fiamme, mettendo a rischio la loro vita. Ad oggi di tutti i libri dell’epoca ne rimane solo un decimo. Capite che gran danno? La Biblioteca è stata ricostruita e riaperta nel 2014, oggi ospita grandi mostre ed è visitabile.

Fermati ad osservare le rose di Sarajevo.

Camminando per Sarajevo, ti accorgerai (o forse no, perchè sono sbiadite, a volte passano davvero inosservate) di alcune chiazze sull’asfalto, sui palazzi, sulle facciate, nei mercati, riempite di rosso.

Si tratta delle rose di Sarajevo. Fermati ad osservarle: si tratta di fori sull’asfalto provocati dai proiettili di mortaio durante gli episodi bellici avvenuti dal ’92 al ’96. Molto spesso troverai anche una granata conficcata nel cemento. Con il passare del tempo, gli abitanti di Sarajevo, per commemorare le vittime, hanno pensato di riempire i fori con della resina rossa, “per non dimenticare”.

Sono chiamate rose perchè vagamente ricordano la forma di una rosa che perde i suoi petali.

La rosa di Sarajevo – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa
Nella Bascarsija – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa
Un bar bosniaco – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa

I ponti di Sarajevo, un libro di storia.

Sarajevo è divisa in due dal fiume Miljacka, a sua volta sormontato da ben tredici ponti. Tra questi, ce ne sono tre in particolar modo importanti.

Il Ponte Latino, innanzitutto, fu teatro dell’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo Este da parte di uno studente serbo bosniaco, Gavrilo Princip, e che causò lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. E’ il più antico ponte della città, ottomano, anche se più volte è stato ricostruito.

Poi vi è il Ponte Festina Lente, molto “fuori tema” da Sarajevo, ma comunque molto fotografato in quanto di design contemporaneo, realizzato dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti in seguito alla vincita di un conscorso. Altro ponte molto importante perchè testimone di un episodio di storia altrettanto importante è il “ponte della morte” o di Dilberović Sučić, i cognomi delle due pacifiste che qui morirono nel ’92, costruito dunque in loro memoria.

La pista da bob delle Olimpiadi invernali del 1984.

La pista da bob delle Olimpiadi Invernali dell’84 è ancora lì, color grigio cenere, nel mezzo di una fitta foresta sulla cima del Monte Trebevic. A tratti bucherellata.

Ce li immaginavamo, i trentamila spettatori tutti intorno ad assistere allo spettacolo.

La pista da bob è il simbolo di quello che sarebbe dovuto essere uno sviluppo prospero per Sarajevo, per la prima volta sotto i riflettori del mondo. Eppure questo luogo ludico-sportivo, dove solo pochi anni prima si urlava, si rideva, si tifava, è stato una delle postazioni preferite per i cecchini delle truppe serbo bosniache: nel 1992 distrussero la funivia, farcirono la zona con mine antiuomo e, non ultimo per importanza, di qui lanciavano colpi di mortaio su Sarajevo.

Oggi, la pista da bob è chiaramente in disuso per gli ingenti danni subiti. Ne rimane un luogo quasi spettrale, avvolto nel plumbeo cielo di Sarajevo, e qualche graffito per ricordare le vittime della guerra fratricida.

Trovandosi sul Monte Trebevic, la pista da bob è fuori Sarajevo. Si arriva in auto, in taxi o in autobus. L’ingresso è gratuito in quanto si tratta di un luogo abbandonato.

Pista da bob delle Olimpiadi Invernali del 1984 – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa
Pista da bob delle Olimpiadi Invernali del 1984 – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa

Il Tunnel Spasa, detto anche il Tunnel della Speranza.

Si dice che il Tunnel Spasa abbia salvato Sarajevo. E che abbia il volto della speranza.

Ma ha anche il volto stanco, seppur tenace, il corpo sofferente ed il gelo nelle ossa di centinaia di volontari bosniaci che lavorano duro, sotto le intemperie del Gennaio 1993, nell’acqua, nella neve, nel fango, a scavare ininterrottamente 24 ore su 24 per 4 mesi e 4 giorni, per poter fuggire dall’orrore della guerra fratricida.

O per poter restare, nella propria terra, ricevendo da qui gli aiuti umanitari per sopravvivere. Pane, acqua, medicine, sui carretti che scorrevano sui binari del tunnel.

Sarajevo era sotto assedio, ma il Tunnel Spasa ha permesso a tanta gente di salvarsi, passando al di sotto dell’area neutrale dell’aeroporto, istituita dalle Nazioni Unite.

Là sotto, mentre noi percorrevamo quel freddo e buio tunnel, solo trent’anni dopo, era semplice empatizzare con loro… Chiudendo gli occhi quasi riuscivi a vederli. Prima i volontari, a picconare, ammalarsi, bestemmiare, piangere, sperare, sacrificare le ossa. Gioire per aver terminato i lavori. Poi la gente speranzosa, a correre per quegli ottocento metri, solo ottocento metri, per salvarsi, mentre i colpi di mortaio rombavano fuori a devastare la loro casa.

Quante ne ha viste questo tunnel. Quante ne ha sentite.

Il Tunnel Spasa si trova adiacente all’aeroporto di Sarajevo. E’ aperto tutti i giorni dalle 9 alle 16, l’ingresso costa 5 euro e si paga unicamente in valuta locale in contanti.

Tunnel Spasa – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa
Tunnel Spasa – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa

Dedica una giornata ai musei di Sarajevo, per viaggiare indietro nel tempo.

Se hai una giornata in più, ti consiglio vivamente di non perdere la visita ad uno di questi musei. Ti permetterà di viaggiare nel tempo, cercando di ricostruire le vicende e di empatizzare un po’ con chi ha vissuto la guerra.

Innanzitutto ti consiglio il Galerija 11.07.95, il Museo del Massacro di Srebrenica. Più di ottomila civili persero la vita, tra uomini, donne e bambini. E’ un museo più che altro fotografico, che ripercorre tutta la guerra, ma ti consiglio di prepararti a visitarlo. Non è semplice. L’ingresso costa 6 euro ed il museo è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 18.

Un altro museo molto toccante per noi è stato il War Childhood Museum. In questo museo, abbastanza recente, la protagonista non è la guerra, bensì la guerra fa solo da sfondo ad alcune installazioni semplici -ma che arrivano forti, dritte al cuore-. I protagonisti sono gli oggetti: oggetti di ogni tipo, che sia una bambola, un maglione, un giubbotto, un’altalena, un bracciale, gli oggetti più disparati che sono appartenuti a chi la guerra l’ha vissuta da bambino, accompagnati da piccole o grandi didascalie che la guerra te la fanno assaporare. Vivere. Capire. Anche se da lontano, ti ci buttano dentro a capofitto.

Se invece sei un appassionato di storia e archeologia ti consiglio una visita al Museo Nazionale di Bosnia Erzegovina. Risale alla fine del 1800 ed è sempre stato sul chi va là, ha rischiato di chiudere le sue porte più volte per mancanza di fondi. Il museo ospita quattro padiglioni con sezioni dedicate all’archeologia, all’etnologia, alla storia naturale ed una biblioteca con più di 160 mila volumi. Visto che ci sei, visita il quartiere Grbavica.

War Childhood Museum – Cosa vedere a Sarajevo, guida completa

Cosa mangiare a Sarajevo: deliziosissime pietanze locali!

Una degli aspetti davvero più piacevoli del nostro viaggio in Bosnia è stato la cucina.

La tipicità bosniaca per eccellenza è il burek, un simil rustico circolare fatto di tanti cilindri in pasta fillo ripieni di carne, formaggio, patate o verdure. Una squisitezza, soprattutto se con tanto olio!

Altra tipicità bosniaca sono i cevapcici, una salsiccia (di maiale, manzo o agnello) spezzettata servita con cipolle crude, yogurt e pane simil arabo (che qui chiamano somun o lepinja). Da non perdere anche le corba, ossia le zuppe calde, e le rostilja, le grigliate (soprattutto di agnello).

Infine, se sei stato in Turchia riconoscerai sicuramente i comuni e deliziosi baklava, dolcetti fatti con pasta sfoglia e conditi con zucchero sciolto e miele, pistacchio, noci o tanti altri condimenti.

Che delizia!

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Buon viaggio in Bosnia!

Liz
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Autore

Liz, un cuore zingaro ed un’anima zen. Vagabondo nel Mondo da anni in cerca dell’autenticità dei luoghi e dei popoli, ma nonostante tutto amo la mia calda Puglia. Content creator, web writer, storyteller. Viaggio con Marcello, compagno d'avventure, ed i piccoli India e Tiago, i nostri figli.

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