Itinerario di 7 giorni all’Isola d’Elba tra mare, escursioni e buon cibo: guida completa, cosa vedere, cosa fare, cosa e dove mangiare, spiagge più belle, cosa fare quando piove.
Siamo stati all’Isola d’Elba per una settimana intera, e non esagero se dico che è uno di quei luoghi che ti restano dentro. L’Elba ci ha conquistati piano, giorno dopo giorno, con i suoi contrasti forti e dolcissimi allo stesso tempo: il verde intenso dei boschi, il blu profondo del mare, i profumi che cambiano a seconda di dove ti trovi — rosmarino e lentisco sulla costa sud, pini e castagni nell’entroterra.
Avevamo scelto l’Elba per staccare, per ritrovare un ritmo più lento dopo mesi frenetici, ma non ci aspettavamo di innamorarci così. Ogni curva della strada, ogni spiaggia, ogni paese ci ha raccontato una storia diversa, fatta di mare, vento e luce. È un’isola viva, ma anche gentile, dove la natura domina senza mai risultare selvaggia. Il primo impatto è stato visivo, ma anche sensoriale. Appena sbarcati a Portoferraio, l’odore di salsedine ci ha avvolti. Il porto brulicava di vita — barche che entravano e uscivano, turisti che si preparavano a partire, voci, risate, bambini con i secchielli in mano. Eppure, bastano pochi minuti in auto per trovarsi nel silenzio, circondati solo da colline verdi e scorci improvvisi sul mare.
Abbiamo deciso di trascorrere sette giorni sull’Isola d’Elba con un’idea semplice: scoprirla con calma, un tratto di costa alla volta, alternando spiagge e borghi, mare e montagna, relax e curiosità. Ci siamo spostati in auto, ma spesso abbiamo lasciato il mezzo per esplorare a piedi, inseguendo sentieri profumati di timo e scogli che si tuffano nel blu. Quello che ci ha colpiti più di tutto è la varietà dell’isola. Nel giro di pochi chilometri si passa da spiagge bianchissime come quelle di Capo Bianco e Sansone, alle scogliere di Sant’Andrea, fino alle spiagge scure di origine mineraria come Rio Marina. Ogni baia ha un carattere diverso, ogni paese una luce tutta sua.
L’Elba è un’isola che ti sorprende anche per la sua anima verde: i sentieri del Monte Capanne, i boschi di Marciana, le pinete di Lacona. E poi i profumi — il mirto, la ginestra, il sale che si posa sulla pelle. Non a caso molti la chiamano “l’isola dei colori”: il verde della vegetazione, il blu del mare, il bianco delle rocce calcaree e il rosso della terra ricca di ferro.
Durante la settimana, abbiamo scoperto spiagge da sogno, panorami da togliere il fiato, piccoli borghi dove il tempo sembra essersi fermato e ristoranti dove il mare arriva dritto nel piatto. Ogni giornata è stata diversa: un misto di esplorazione e calma, di vento e sole, di acqua salata e vino bianco ghiacciato bevuto al tramonto. L’Elba è un’isola che si fa conoscere piano, che va scoperta passo dopo passo, lasciandole il tempo di mostrarsi per ciò che è: un piccolo mondo sospeso tra verde e blu, dove ogni giorno diventa un pezzo di felicità semplice.
In questo articolo voglio raccontarti il nostro itinerario di 7 giorni all’Isola d’Elba, condividendo non solo cosa abbiamo visto, ma anche come l’abbiamo vissuta. Ti guiderò tra i paesi più belli, le spiagge imperdibili, i sentieri panoramici e le esperienze autentiche — quelle che ti fanno sentire parte del luogo e non solo un visitatore.
Buona lettura!
***Prima di continuare, mi presento: sono Liz, un’anima zen, una gipsy. Sono travel blogger e content creator dal 2016. Viaggio principalmente on the road e prediligo soggiorni wild e itinerari naturalistici. Viaggio con Marcello e i miei tre bimbi: India, Tiago e Ambra. Siamo Pugliesi, raccontiamo tanto le nostre radici e anche i viaggi all around. Puoi seguire le nostre avventure nel Mondo sul nostro profilo Instagram I VIAGGI DI LIZ!***
Come arrivare all’Isola d’Elba?
Prima di raccontarti il nostro itinerario, vale la pena spiegare come arrivare all’Isola d’Elba, perché già la traversata in traghetto fa parte del viaggio. Noi siamo partiti da Piombino, che è il porto principale di collegamento con l’isola. Da lì, in poco più di un’ora, si raggiunge Portoferraio, la “porta d’ingresso” dell’Elba.
Abbiamo scelto di viaggiare con Blu Navy, una delle compagnie più affidabili e conosciute che collegano ogni giorno Piombino a Portoferraio. Ci è piaciuta subito per la frequenza delle corse (soprattutto in alta stagione) e per la comodità d’imbarco: si può portare l’auto, la moto o la bici a bordo, così da muoversi liberamente una volta arrivati sull’isola. La compagnia Blu Navy opera sulla tratta Piombino–Portoferraio con tempi di navigazione di circa 60 minuti, ma ci sono corse anche da Piombino a Rio Marina (1 ora e 15 minuti) e Piombino a Cavo (circa 40 minuti). Le partenze coprono tutta la giornata — dalla mattina presto fino alla sera — con orari che variano a seconda della stagione.
L’imbarco a Piombino è ben organizzato: si arriva all’area portuale seguendo le indicazioni per “Imbarco Elba”, si consegna il biglietto e, se si viaggia con l’auto, si viene indirizzati nella corsia dedicata. Tutto scorre in modo ordinato e veloce. Una volta saliti, si può scegliere se restare sul ponte esterno per godersi il panorama o accomodarsi all’interno, nelle aree climatizzate. Tutte le navi hanno il bar a bordo e alcune navi hanno anche un’area giochi per i bambini: per noi è stata una piacevole sorpresa! Inoltre, c’è la possibilità di poter cambiare l’orario di imbarco durante la giornata. Comodo, no?


Giorno 1: spiaggia di Fetovaia, funivia al Monte Capanne, cena tipica a Cantina Elbana.
Il nostro primo giorno all’Isola d’Elba è iniziato con Fetovaia, una delle spiagge più famose e fotografate dell’isola. Abbiamo preso l’auto di buon’ora, direzione sud-ovest, attraversando una strada panoramica che corre tra colline verdi e tratti di mare che appaiono all’improvviso dietro una curva. Quando la baia di Fetovaia è comparsa davanti a noi, ci siamo fermati per un attimo in silenzio: un piccolo paradiso. L’acqua era di un azzurro quasi irreale, la sabbia chiara e fine, e tutto intorno il promontorio verde che abbraccia la spiaggia come un anfiteatro naturale.
Il parcheggio è proprio sopra la baia: ci sono alcuni posti gratuiti lungo la discesa, ma pochi, quindi conviene arrivare presto (entro le 9 del mattino è perfetto). Più vicino al mare ci sono due parcheggi a pagamento, per circa 15 euro al giorno.
Una volta sistemati, abbiamo deciso di noleggiare un pedalò. È il modo migliore per scoprire la baia: costeggiando il promontorio si trovano piccole calette nascoste e scogli dove tuffarsi in solitudine. L’acqua è limpida come cristallo e piena di pesci: basta una maschera per sentirsi dentro un acquario naturale. Lì abbiamo passato tutta la mattinata, alternando bagni, sole e un pranzo veloce al bar sulla spiaggia.
Nel pomeriggio, dopo una doccia rinfrescante e un caffè, siamo partiti per la nostra prima escursione: la salita al Monte Capanne, la cima più alta dell’Isola d’Elba. È una tappa che consigliamo a chiunque, anche a chi non ama le camminate impegnative, perché si può arrivare in cima con la funivia panoramica. La funivia è un’esperienza in sé: non ci sono vere cabine, ma piccole gabbie di ferro aperte, due posti per volta. Si sale lentamente tra castagni e ginestre, con il vento sul viso e il panorama che si allarga a ogni metro. All’inizio fa un po’ impressione, ma dopo pochi secondi la paura lascia spazio alla meraviglia. Dall’alto si vedono i tetti dei borghi, le curve della costa, le spiagge e, quando il cielo è limpido, persino la Corsica all’orizzonte.
Arrivati in cima, abbiamo camminato per qualche minuto fino alla vetta vera e propria, dove c’è una croce in ferro che domina tutta l’isola. Ci siamo seduti su una roccia, in silenzio, guardando il mare che circonda ogni cosa. È uno di quei panorami che ti rimangono dentro — la sensazione di essere sospesi tra cielo e acqua, con il mondo che sembra più grande e più semplice allo stesso tempo. La funivia resta aperta fino alle 18.
Scesi a valle, abbiamo guidato lentamente verso Marina di Campo, con quella stanchezza piacevole che arriva solo dopo una giornata piena. Per cena avevamo prenotato alla Cantina Elbana, un ristorantino che ci avevano consigliato per i piatti locali e l’atmosfera autentica. L’atmosfera è intima e familiare, di quelle che ti fanno sentire a casa ancora prima di sederti. Le pareti in pietra, le bottiglie di vino, i vecchi libri e le opere d’arte di Luca Polesi — realizzate con materiali di recupero — rendono il locale un luogo unico, dove ogni dettaglio racconta qualcosa dell’isola e della sua gente.
Guardando in alto abbiamo notato i lampadari: non semplici luci, ma nasse, le trappole da pesca dei pescatori elbani. Un tocco autentico che ci ha strappato un sorriso. La storia del posto è affascinante: fino agli anni Sessanta qui c’era un deposito di bevande, poi Beppe, l’attuale proprietario, lo ha trasformato in una vera e propria osteria di carattere, mantenendo viva l’anima originale del luogo. A tavola ci siamo lasciati guidare dai profumi della cucina: antipasti di mare, pappardelle al cinghiale e un cacciucco elbano ricco e genuino, accompagnati da un bicchiere di vino locale. Per finire, una schiacciata ‘mbriaca, dolce tipico al vino, che profuma di casa e tradizione. Ma ciò che ci ha colpiti di più è stato Beppe: ospitale, sincero, con la battuta pronta. Ti fa sentire parte della famiglia, non un cliente. Prima di andar via, ci ha persino raccontato del suo libro su Pianosa, la sua “Itaca”, e ci ha lasciato una dedica.
Di dove mangiare tipico all’Elba e di questo posto ne ho parlato bene nel mio articolo dedicato a dove e cosa mangiare tipico all’Isola d’Elba: Cantina Elbana.



Giorno 2: Pescaturismo e relax alla spiaggia di Cavoli.
Dopo una colazione energica, ci dirigiamo verso Marina di Campo, punto d’imbarco per un’esperienza che avevamo prenotato con anticipo: il pescaturismo con la Barca dei Matti. È un’avventura che va al di là del semplice tour in barca: salirci significa diventare parte del mare per qualche ora.
Alle 9:00 il comandante Gaetano ci accoglie con un sorriso e una tazzina di caffè: uomo di mare con più di 40 anni di esperienza, ci racconta subito che quel giorno recupereremo le reti calate la sera prima, visiteremo calette segrete e poi pranzeremo con il pescato appena preso. È un’attività organizzata in modo che i partecipanti possano partecipare al lavoro: calare reti, tirarle su, scegliere i pesci, e persino dare una mano con la preparazione in barca.
La Barca dei Matti percorre coste meno turistiche dell’isola, tra Fetovaia, le coste minerarie del Calamita e calette nascoste. Dopo la pesca, ci fermiamo in una baia tranquilla: chi vuole può tuffarsi, fare snorkeling, o semplicemente rilassarsi al sole. A bordo, Gaetano e il suo equipaggio preparano un pranzo semplice ma memorabile — il pesce pescato, condito leggermente, accompagnato da verdure dell’isola, vino bianco e pane casereccio. Prima del dolce, c’è spazio per frutta fresca e limoncello: un modo perfetto di chiudere la mattinata tra onde e chiacchiere. Ogni tanto la barca si ferma per ascoltare racconti di mare: storie di tempeste, rotte antiche, reti perdute. E noi siamo lì, con le mani salate e un sorriso largo, felici di fare parte di quel momento. Per prenotare basta chiamare il 3474545377.
Dopo il pranzo a bordo e una discesa lenta verso Marina di Campo, riprendiamo l’auto per raggiungere Cavoli, una spiaggia che avevamo già segnato come tappa obbligata. Cavoli è una baia protetta dal Monte Capanne: la sua sabbia è granulosa ma piacevole, il mare limpido, con acque turchesi che invitano a nuotare e a restare immersi per ore. La spiaggia è lunga circa 300-350 metri, con due parti: la sezione attrezzata, con lettini, ombrelloni e servizi, e una porzione libera un po’ più appartata.
Arriviamo intorno alle 15:00, appena in tempo per trovare un posto nel parcheggio a pagamento sopra la spiaggia (circa 2 €/ora). Scendiamo lungo la strada che taglia tra la vegetazione mediterranea e le rocce granitiche, e già la vista ci lascia senza fiato: la baia immersa nel verde, le onde leggere, e, più in là, la Grotta Azzurra (o Grotta di Mare), accessibile solo via mare o con pedalò. Il fondale degrada piano, perfetto anche per chi non è esperto nel nuoto, e ai lati si innalzano piccoli scogli da cui qualcuno salta per tuffarsi. Nella parte più vivace troviamo bar e stabilimenti che offrono snack, bibite e noleggio di sup o pedalò, utili per raggiungere la grotta o esplorare la costa.

Giorno 3 – Costa Bianca in kayak, Sansone e una sera a Portoferraio.
Il terzo giorno all’Isola d’Elba è iniziato presto, con un cielo limpido e l’aria ancora fresca di prima mattina. Avevamo prenotato un’esperienza che ci incuriosiva da giorni: il kayak trasparente con Paddlelba, un modo unico per esplorare il mare dell’Elba da una prospettiva completamente diversa.
La nostra avventura parte dalla spiaggia delle Ghiaie, proprio a due passi dal centro di Portoferraio. È una delle spiagge più iconiche dell’isola, con ciottoli bianchi e lisci che rendono l’acqua di un colore incredibile, un misto tra turchese e cristallo. Appena arrivati, il mare sembrava uno specchio: calmo, trasparente, quasi irreale. Abbiamo raggiunto il punto d’incontro di Paddlelba, che organizza escursioni in kayak trasparente e bici ad acqua per esplorare la costa nord. L’esperienza dura circa un’ora, ma si può scegliere anche la versione da due ore, che include piccole soste per nuotare o fare snorkeling in baie raggiungibili solo via mare. Dopo una breve spiegazione sulle manovre e la sicurezza, siamo saliti a bordo: il kayak è interamente trasparente, e mentre ci si allontana dalla riva, si ha la sensazione di galleggiare letteralmente sull’acqua. Sotto di noi si vedevano i ciottoli bianchi, la posidonia marina e i pesci. Io -Liz- ed India invece abbiamo preso la bici ad acqua molto semplice da guidare e poco faticosa.
Nel primo pomeriggio ci siamo spostati verso la spiaggia di Sansone, che molti elbani considerano una delle più belle dell’isola. La strada che porta alla spiaggia è un po’ ripida ma panoramica: dall’alto, la vista sul mare è mozzafiato, con sfumature che vanno dall’azzurro chiaro al blu profondo. La spiaggia è fatta di sassolini bianchi che rendono l’acqua trasparente e luminosa. Ci siamo sistemati nella zona libera, stendendo i teli vicino alla riva.
Dopo una giornata così piena di mare, abbiamo deciso di trascorrere la serata a Portoferraio, per goderci un po’ di vita di borgo. Parcheggiata l’auto vicino al porto, ci siamo incamminati verso il centro storico. La città al tramonto ha un fascino particolare: il sole cala dietro le mura medicee, le barche ondeggiano leggere nell’acqua e i locali iniziano a riempirsi di voci e musica. Abbiamo camminato senza fretta lungo il molo Gallo, poi ci siamo arrampicati per i vicoli fino a raggiungere un punto panoramico da cui si vedeva tutta la baia illuminata. Ci siamo fermati per cena all’Osteria Ferraja. Un’atmosfera familiare: ci hanno accolti con un sorriso e un bicchiere di Ansonica, il bianco locale dal profumo di agrumi e sale. Abbiamo iniziato con una zuppa di pesce alla portoferraiese, servita fumante in una ciotola di terracotta, e un antipasto di totani ripieni con erbette di campo, teneri e saporiti. Come primo piatto, i tagliolini al ragù di cernia ci hanno letteralmente conquistati: un equilibrio perfetto tra mare e terra. Il tutto accompagnato da un calice di Aleatico dell’Elba.

Giorno 4 – Parco Minerario e Laghetto delle Conche, Rio nell’Elba e cena tipica a Porto Azzurro.
Ci svegliamo con l’idea di dedicare la giornata alla storia mineraria dell’Elba e alla bellezza naturale delle sue forre. Dopo colazione partiamo verso Rio per visitare il Parco Minerario dell’Isola d’Elba.
Arrivati al Museo-centro visita, abbiamo esplorato la collezione di minerali della zona e capito com’era lavorare nei tempi in cui le miniere erano attive. Da lì parte un trenino che attraversa le aree estrattive storiche: vecchie gallerie, resti di impianti, scavi aperti, aree lunari con rocce colorate di ocra, rosso e giallo. Durante il percorso il personale ci ha spiegato come veniva estratto il ferro e quali strumenti usavano: è un’esperienza che mescola geologia, storia e paesaggio, perfetta per chi ama guardare dentro la terra. Una delle parti che ci ha maggiormente affascinato è stata la zona del Laghetto delle Conche, un ex pozzo minerario riempito d’acqua che ha assunto tonalità particolari, spesso con riflessi rossastri ai bordi per la presenza di ferro residuo nella roccia. Siamo scesi fino al bordo del lago, dove il contrasto tra il verde della vegetazione e il colore dell’acqua crea un’immagine sorprendente.
Consiglio vivamente di prenotare il biglietto molto prima perchè il sito è spesso pieno.
Dopo aver fatto una passeggiata nel grazioso borgo di Rio nell’Elba -che abbiamo trovato davvero molto bello, autentico e meno turistico rispetto a tutti gli altri sette!- per cena abbiamo prenotato al Ristorante Pizzeria Il Giardino a Porto Azzurro (Località Sassi Turchini, 4). Il locale, attivo dal 1973, è noto per proporre specialità tipiche elbane di pesce e di terra, un giardino di aranci dove cenare all’aperto e una selezione che include anche pizze cotte nel forno a legna. Abbiamo ordinato piatti deliziosissimi in un’atmosfera tranquilla.


Giorno 5 – In spiaggia a La Biodola, trekking panoramico a Procchio, tramonto a Marciana Marina.
Il quinto giorno all’Elba è iniziato con la voglia di mare puro, quello che non delude mai. Abbiamo deciso di trascorrere la mattina alla spiaggia della Biodola, una delle più famose dell’isola e forse anche una delle più “perfette”.
Siamo arrivati presto, verso le 9, per goderci la calma prima che la spiaggia si riempisse. La strada che porta qui è circondata dal verde e a ogni curva lascia intravedere un frammento di mare sempre più azzurro. Appena abbiamo parcheggiato (ci sono due parcheggi a pagamento vicino alla spiaggia, più qualche posto libero lungo la strada), il profumo di salsedine e resina ci ha accompagnati fino alla sabbia.
La Biodola è una spiaggia di sabbia fine e dorata, lunga circa 600 metri, incastonata in una baia riparata dal vento. L’acqua è incredibilmente limpida, con fondale basso per diversi metri — perfetta per lunghe nuotate o semplicemente per camminare nell’acqua fino a perdersi nei riflessi del sole. Ci sono stabilimenti ben attrezzati, ma anche un’ampia zona libera per chi preferisce la semplicità.
Nel pomeriggio il nostro programma originario prevedeva un trekking panoramico che da Biodola a Procchio, che costeggia il mare: ci avevano parlato di un percorso semplice (circa 3 km), che si può fare in meno di un’ora. È una camminata adatta a tutti, ma bellissima: il sentiero si snoda tra macchia mediterranea, pini e scorci improvvisi sul mare, con il profumo del mirto e del lentisco che riempie l’aria. Purtroppo il sentiero non è adatto ai passeggini e la bimba più piccola si è addormentata, quindi abbiamo rinunciato -sprovvisti di marsupio- e abbiamo preferito un gelato sul lungomare di Procchio.
Per chiudere la giornata, ci siamo diretti verso Marciana Marina, uno dei borghi più eleganti dell’isola. Arrivare al tramonto è un piccolo privilegio: la luce si riflette sulle case color pastello, il porticciolo si riempie di voci e il profumo del mare si mescola a quello del pesce alla griglia. Abbiamo passeggiato lungo la passeggiata del Cotone, il quartiere più antico del paese, dove le case dei pescatori si specchiano direttamente sull’acqua. Ci siamo fermati a guardare il sole scendere dietro la torre medicea, poi abbiamo scelto un ristorantino sul mare per cenare.
Giorno 6 e 7 – Cosa fare all’Elba quando piove?
Ci siamo svegliati gli ultimi due giorni con il rumore della pioggia che picchiettava sul tetto, un suono continuo e rassicurante. Capimmo subito che il mare e le spiagge sarebbero dovute attendere: quel giorno l’Elba ci avrebbe parlato con un altro linguaggio, fatto di pietra, storia, silenzi e luci cupe tra le gocce.
Abbiamo iniziato dirigendoci a Portoferraio, approfittando del fatto che il centro storico offre rifugi perfetti per giornate umide. Abbiamo camminato lungo vicoli acciottolati, osservando le pareti lucide, le pozzanghere che riflettevano le torri, e l’odore intenso di terra bagnata. In quel contesto, ci siamo immersi nei musei: il Museo Archeologico della Linguella, con reperti antichi recuperati dal mare; e poi la Pinacoteca Foresiana, dove le tele sembravano respirare il grigio del cielo all’esterno. Le sale erano accoglienti, le luci soffuse e ogni angolo era un invito a soffermarsi, a lasciare che la pioggia diventasse parte dello sfondo.
Nel pomeriggio, spostandoci verso Porto Azzurro, abbiamo visitato la Piccola Miniera -adatta per bambini- dove un trenino scorreva in gallerie illuminate che rappresentavano la vita in miniera mentre ascoltavamo storie delle miniere elbane: il ferro, le rocce che tremano, le mani dei minatori che lavoravano in ambienti stretti. Poi, verso il tardo pomeriggio, siamo saliti a Marina di Campo per visitare ELBA BRICK, il museo LEGO che oggi occupa gli spazi dell’ex acquario.
Poi ci siamo mossi verso Villa Mulini e Villa San Martino, le residenze napoleoniche, che con la pioggia acquistano una luce diversa: i viali lucidi, la pendenza del giardino, il contrasto tra le colonne di marmo e il cielo cupo. All’interno, le stanze sembrano silenziose custodi di epoche lontane, e la pioggia alle finestre aggiunge un tocco teatrale al ricordo dell’esilio.
Per più informazioni su cosa fare all’Elba quando piove puoi consultare il mio articolo dedicato.


Cosa mangiare all’Elba: i sapori da scoprire.
Quando siamo stati all’Elba, ogni pasto diventava una piccola scoperta, un modo per conoscere l’Elba con il palato. Qui trovi una selezione di piatti tipici elbani che abbiamo assaggiato o che ci hanno consigliato, con qualche nota personale:
- Cacciucco elbano: una zuppa di pesce ricca, saporita, con vari tipi di pescato locale — da gustare con crostini ben tostati.
- Spaghetti con trito di mare: deliziosissimo.
- Acquacotta / zuppa di verdure e pane: semplice ma genuina, specie nelle zone dell’entroterra — perfetta nei giorni meno luminosi.
- Coniglio all’ischitana (o “all’elbana”): coniglio cotto lentamente con erbe e vino locale, piatto rustico ma molto legato alla tradizione agricola dell’isola.
- Pappardelle al cinghiale: piatto ricco di carattere, tipico delle zone di collina.
- Trote alle erbe liguri / mediterranee: spesso cucinate al forno o in “carpione”, condite con limone, olio e aromi.
- Schiacciata ‘mbriaca: dolce tipico elbano, spesso preparato al forno con vino amabile, perfetto come finale “di casa”.
- Vino Ansonica dell’Elba o Aleatico / Moscato passito: i vini locali sono parte del pasto elbano; da provare come abbinamento ai piatti di carne o dolci.
Spaghetti al trito di mare – Itinerario di 7 giorni all’Isola d’Elba
Dove dormire all’Elba: Camping Casa dei Prati a Lacona, tante soluzioni!
Abbiamo scelto per una settimana il Camping Casa dei Prati, situato a Lacona, perché unisce comfort, natura e vicinanza al mare.
Il campeggio si trova in una zona tranquilla, lontana dal caos delle strade principali, immerso in pini, eucalipti e vegetazione mediterranea che donano ombra e frescura. È affacciato sul Golfo di Lacona, con la spiaggia sabbiosa a circa 800 metri e la costa è accessibile attraverso un sentiero o tramite il servizio navetta che il campeggio offre nei periodi di alta stagione. Le piazzole per tende, camper e caravan sono spaziose e collegate all’elettricità; molte sono sotto l’ombra naturale dei pini o di altre piante mediterranee, cosa che rende più piacevole il soggiorno nelle ore più calde.
Oltre alle piazzole, Casa dei Prati propone bungalow e formule glamping per chi cerca qualcosa di più strutturato. I bungalow possono ospitare fino a 6 persone, sono ben attrezzati e ideali se vuoi un compromesso tra campeggio e camera.
Durante il giorno si può utilizzare la piscina (aperta da giugno a settembre) con zona idromassaggio e la piscina per bambini, perfette quando vuoi staccare dal mare. Ci sono anche delle aree gioco per i bambini. Il campeggio dispone di un bar, un piccolo supermercato di base, connessione Wi-Fi nelle zone comuni, lavanderia, impianti sanitari moderni con acqua calda 24 ore su 24, e campi sportivi (volley, calcio) e tavoli per ping-pong.
Una cosa che ci ha colpiti è che il campeggio offre navetta per la spiaggia di Lacona nei momenti più affollati, così non devi trascinare borse e ombrelloni. Il bunker (reception) supporta prenotazioni per attività come snorkeling, kayak, escursioni.
Gli alloggi prevedono un costo aggiuntivo per pulizia finale, letti e biancheria, come è comune nei campeggi di qualità.
Cosa ci è piaciuto di più: l’atmosfera rilassata, la mix di servizi sotto copertura e natura, la posizione strategica per muoversi su tutta l’isola. Il campeggio è gestito con cura, con spazi comuni piacevoli e vegetazione ben tenuta. È una scelta perfetta se vuoi un bel mix tra natura, relax e funzionalità per esplorare l’Elba ogni giorno. Ed il Sayam Food Truck, un punto di ristoro sia italiano che thai super delizioso ed in una location interna al campeggio ma molto rilassante.

Spero che questo articolo possa esserti stato d’aiuto.
Buon viaggio!
Liz
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