Visitare le Cinque Terre in treno: come funziona la Cinque Terre Card, informazioni utili, cosa vedere, dove mangiare e dove dormire.
C’è un momento, quando il treno lascia alle spalle la pianura e comincia a insinuarsi tra le scogliere della Liguria, in cui il paesaggio sembra cambiare pelle. L’aria si fa più salata, la luce più viva, e improvvisamente capisci che stai per entrare in un mondo sospeso tra roccia e mare. È stato in quell’istante, guardando dal finestrino le prime case color pastello aggrappate ai pendii, che abbiamo sentito quella piccola emozione che precede ogni viaggio speciale.
Visitare le Cinque Terre in treno non è solo un modo comodo di spostarsi — è un’esperienza vera e propria. È come attraversare la spina dorsale di un paesaggio che vive in verticale: da una parte la ferrovia scavata nella montagna, dall’altra il mare che appare e scompare come un respiro. Ogni stazione è una soglia, un passaggio, un frammento di racconto che si apre per qualche ora e poi si richiude, lasciandoti addosso l’odore del sale e delle lenzuola stese al vento.
Siamo partiti in un mattino di inizio settembre, con zaini leggeri e nessuna fretta. Avevamo deciso di muoverci senza auto, lasciando spazio al caso, ai ritmi dei treni locali e al piacere di perderci tra i vicoli. Il rumore ritmico delle rotaie è diventato la nostra colonna sonora per un giorno, un sottofondo che ci accompagnava da un borgo all’altro: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare, ognuno con il suo carattere, la sua luce, la sua storia.
In questo articolo ti fornirò una piccola guida su come visitare le Cinque Terre in treno, dove dormire e cosa vedere nei dintorni.
Buona lettura!
***Prima di continuare, mi presento: sono Liz, un’anima zen, una gipsy. Sono travel blogger e content creator dal 2016. Viaggio principalmente on the road e prediligo soggiorni wild e itinerari naturalistici. Viaggio con Marcello e i miei tre bimbi: India, Tiago e Ambra. Siamo Pugliesi, raccontiamo tanto le nostre radici e anche i viaggi all around. Puoi seguire le nostre avventure nel Mondo sul nostro profilo Instagram I VIAGGI DI LIZ!***
Da dove partire e come funziona il treno delle Cinque Terre?
Abbiamo scelto La Spezia Centrale come punto di partenza: una stazione comoda, facilmente raggiungibile da Pisa, Firenze, Genova o Milano, dove inizia la linea costiera che attraversa tutti e cinque i borghi in meno di 30 minuti. Il Treno Regionale Cinque Terre Express parte ogni 15–20 minuti durante la stagione turistica (da marzo a novembre) e si ferma in sequenza a Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza, Monterosso al Mare e infine Levanto, il capolinea nord.
La cosa che più ci ha colpiti è stata la velocità con cui si passa da un borgo all’altro: pochi minuti di galleria e ti ritrovi davanti a un nuovo orizzonte, un altro colore di mare, un’altra lingua di roccia. Alcuni tratti del viaggio avvengono completamente dentro la montagna, ma quando il treno riemerge all’aperto, lo fa sempre con un colpo di scena: uno scorcio di mare turchese che riempie tutto il finestrino. Viaggiare in treno qui è anche un gesto di rispetto per un territorio fragile, dove le auto sono quasi bandite e i parcheggi pochissimi. I binari, paradossalmente, sono il modo più naturale per muoversi — seguono le stesse curve della costa e ne rispettano il ritmo.
La Cinque Terre Card: come funziona?
Appena arrivati a La Spezia, la prima cosa che abbiamo fatto è stata acquistare la Cinque Terre Card, la chiave che rende tutto più semplice. Ne esistono due versioni:
- Cinque Terre Trekking Card, pensata per chi ama camminare sui sentieri panoramici;
- Cinque Terre Train MS Card, che include anche viaggi illimitati in treno tra La Spezia e Levanto, con fermate intermedie in tutti e cinque i borghi.
Noi abbiamo scelto la Train Card, e possiamo dire che è stata la scelta migliore. Oltre ai treni illimitati, la card comprende anche l’accesso ai sentieri a pagamento come la Via dell’Amore (tra Riomaggiore e Manarola) e il tratto Monterosso–Vernazza, l’uso dei bus ecologici ATC nei borghi, il Wi-Fi gratuito nei punti di accesso dedicati, l’uso delle toilette pubbliche (altrimenti a pagamento) e sconti nei centri visite del Parco Nazionale.
L’abbiamo acquistata direttamente in stazione, ma si può anche comprare online o nei Visitor Center di ogni borgo. Il costo giornaliero nel 2025 è di circa 18,20 euro per gli adulti e 11,50 euro per i ragazzi, con riduzioni per famiglie e abbonamenti di più giorni. Io consiglio vivamente di acquistarla online perchè le file sono molto lunghe e si perde tantissimo tempo (e tanti treni!).
È bastato appoggiare la card ai tornelli della stazione e siamo partiti. La libertà di poter salire e scendere quando si vuole è impagabile: niente file ai biglietti, niente stress. Solo noi, il mare e il ritmo dei treni.

Riomaggiore, la porta del mare e il profumo del vino.

Riomaggiore è stato il primo incontro, e come tutti i primi incontri ha avuto qualcosa di indimenticabile. Appena usciti dalla stazione ci ha accolti un odore di sale, basilico e pane caldo. Le case, alte e strette, scendono a cascata verso la piccola marina, dove le barche sono tirate in secca tra muri color corallo. Camminare per i suoi vicoli è come scoprire un labirinto verticale, dove ogni finestra è un quadro sul mare.
Abbiamo salito la scalinata che porta alla Chiesa di San Giovanni Battista, una terrazza naturale da cui si domina tutto il paese, e poi siamo scesi fino al porticciolo per osservare i pescatori sistemare le reti. Da lì parte la Via dell’Amore, il celebre sentiero scavato nella roccia che collega Riomaggiore a Manarola: un percorso breve ma intensissimo, sospeso tra cielo e mare, punteggiato da scritte, promesse e lucchetti lasciati dagli innamorati.
Per stuzzicare ci siam presi al volo un cono di frittura di pesce -qui immancabile- e una porzione di acciughe marinate, simbolo di tutta la Liguria. Riomaggiore, infatti, è famosa per le sue acciughe sotto sale, una tradizione che risale ai pescatori medievali. Un bicchiere di Sciacchetrà, il vino dolce delle Cinque Terre, ha completato il pasto. Lo producono ancora pochi vignaioli, su terrazze impossibili che scendono fino al mare. È un vino che sa di sole e di fatica, e ogni sorso racconta la terra da cui nasce.
Manarola, la poesia verticale e la luce che non si dimentica.
A Manarola siamo arrivati in pochi minuti di treno. È forse il borgo più fotografato delle Cinque Terre, ma dal vivo è molto di più. Il treno si ferma quasi dentro la roccia, e appena usciti si viene travolti dal colore: case rosa, arancio, giallo, aggrappate alla scogliera come in un presepe.
Abbiamo camminato fino alla marina, dove le barche sono parcheggiate come automobili tra le vie strette, poi ci siamo arrampicati fino al Belvedere di Punta Bonfiglio, da cui si gode una vista mozzafiato sull’intero borgo. Il sentiero sale tra ulivi e viti e porta a un piccolo bar con terrazza: il Nessun Dorma, dove ci siamo fermati per un aperitivo con bruschette al pesto e vino bianco locale.
A Manarola si respira poesia, ma anche tradizione: ogni Natale viene allestito un presepe luminoso fatto di oltre 300 figure disposte lungo la collina, visibile persino dal mare. E in estate, quando la folla si dirada, è il luogo ideale per tuffarsi dalla scogliera e sentire il mare come parte del paesaggio.

Corniglia, la terrazza sospesa -che abbiamo ammirato da lontano-.
A Corniglia non siamo saliti, e lo ammettiamo: ci abbiamo pensato, ma con il passeggino non ce la siamo sentita di affrontare i quasi quattrocento gradini della scalinata Lardarina che collega la stazione al borgo. È l’unico dei cinque paesi a non avere accesso diretto al mare, e per raggiungerlo bisogna letteralmente conquistarlo, passo dopo passo.
Abbiamo però scelto di fermarci alla stazione e ammirarlo da lontano, affacciati sul mare. Da lì, Corniglia appare come un piccolo presepe aggrappato alla scogliera, un luogo che sembra sospeso tra cielo e acqua, protetto dal tempo. Guardandolo, abbiamo capito che proprio la sua posizione isolata ne custodisce l’anima più autentica.
Abbiamo poi incontrato alcuni viaggiatori che ci hanno raccontato le loro impressioni: Corniglia è un borgo silenzioso, raccolto, con un’anima contadina. Tra i suoi vicoli si trovano minuscole botteghe, osterie con due o tre tavoli e profumo di focaccia al rosmarino, e piccole piazze dove il vento porta l’odore dei limoni. Dicono che il panorama più bello sia quello della Terrazza di Santa Maria, una balconata che regala una vista mozzafiato su tutta la costa ligure.
Forse proprio perché difficile da raggiungere, Corniglia è il luogo perfetto per chi vuole sentire il silenzio del mare da lontano — e non c’è modo migliore di rispettarlo che lasciarlo così: un sogno sospeso tra le nuvole e l’acqua.
Vernazza, la regina delle Cinque Terre.
Vernazza è forse il borgo più pittoresco, quello che racchiude tutto: il porto, la chiesa, le case colorate e la vita che scorre lenta. Appena usciti dalla stazione, ci siamo trovati immersi in un profumo di pesce fritto, basilico e vino bianco. La strada principale scende dolcemente fino alla piazzetta sul mare, dominata dalla Chiesa di Santa Margherita d’Antiochia, costruita proprio sugli scogli.
Ci siamo seduti a un tavolino affacciato sul porto, gustando un gelato. Intorno a noi bambini che giocavano, barche che entravano nel porticciolo, gabbiani che sfioravano l’acqua.
Poi siamo saliti al Castello Doria, la torre di guardia che domina il paese. Dall’alto, Vernazza è un mosaico di colori che si riflettono sul mare, e capisci perché questo borgo sia considerato uno dei più belli d’Italia. Ci siamo fermati a lungo, in silenzio, semplicemente a guardare.
Monterosso al Mare, il respiro del relax.
Monterosso è l’ultimo borgo, e anche il più ampio e “balneare”. Dopo i vicoli stretti e ripidi degli altri paesi, qui ci si ritrova su una vera spiaggia, ampia e dorata, con file ordinate di ombrelloni e il profumo di salsedine che riempie l’aria.
Abbiamo passeggiato lungo la Passeggiata di Fegina, che collega la parte nuova con il centro storico, e ci siamo fermati davanti alla Statua del Gigante, una colossale scultura di cemento armato che veglia sulla spiaggia da oltre un secolo. Monterosso è anche il borgo del gusto: qui abbiamo assaggiato le trote di mare alla ligure, cotte con olive, pomodorini e pinoli, e una fetta di torta di Monterosso, un dolce semplice con limone e mandorle.
Il punto panoramico più bello è la Collina dei Cappuccini, da cui si vede tutta la baia, e dove il tramonto assume toni color pesca.

Cosa vedere nei dintorni delle Cinque Terre?
Dopo aver visitato le Cinque Terre in treno, abbiamo deciso di dedicarci ai dintorni, che meritano da soli un altro viaggio.
A est, Lerici ci ha accolti con il suo porticciolo elegante e il Castello di San Giorgio, che domina il Golfo dei Poeti. Camminare sul lungomare, tra le vele ormeggiate e le botteghe di gelato artigianale, è un piacere semplice e autentico. Ci siamo fermati a pranzo in una trattoria sul mare e abbiamo assaggiato i muscoli ripieni alla spezzina, una specialità locale dal sapore intenso.
Poi abbiamo raggiunto anche Portovenere, che ci ha lasciati senza parole. Le case colorate, la Chiesa di San Pietro costruita sulla roccia nera e la grotta di Byron formano un quadro perfetto. Abbiamo camminato fino alla Palazzata a Mare, dove il vento profuma di mare aperto e di poesia. E abbiamo gustato piatti tipici liguri in un ristorante ottimo.
Infine, ci siamo spinti a nord, verso Levanto, la “porta gentile” delle Cinque Terre. È un borgo più ampio, rilassato, ideale per chi cerca quiete e spiagge spaziose. Lì abbiamo trascorso un pomeriggio tranquillo tra surfisti e famiglie, sorseggiando un bicchiere di vino ligure guardando il mare.
Quando il treno ci ha riportati a La Spezia, il sole stava calando e la costa brillava di un ultimo riflesso dorato. Avevamo la sensazione di aver percorso un piccolo universo, racchiuso in pochi chilometri ma ricchissimo di vita, sapori e emozioni. Visitare le Cinque Terre in treno è stato un viaggio dentro la bellezza — quella che si muove piano, al ritmo delle rotaie e del mare.
Il Golfo dei Poeti: dove il mare incontra la parola.
Tutto questo piccolo itinerario è fattibile in un’ampia insenatura che si apre tra Lerici, La Spezia e Portovenere, un tratto di mare così bello da sembrare inventato. Le montagne si tuffano nel blu, le case si specchiano nell’acqua e i castelli sorvegliano silenziosi le piccole baie. Si chiama il Golfo dei Poeti.
Mentre camminavamo sul lungomare, ci siamo chiesti perché lo chiamassero così, “dei Poeti”. Poi abbiamo capito che non serviva una spiegazione scritta: bastava guardare intorno. È un luogo che ispira, che spinge a fermarsi, a scrivere, a respirare più lentamente.
Si racconta che il nome nacque all’inizio del Novecento, quando un celebre scrittore definì questo golfo “il rifugio dei poeti”. Ma la verità è che il fascino di queste acque ha incantato gli artisti molto prima: Byron, Shelley, Lawrence, Montale — tutti, in tempi diversi, hanno lasciato qui una parte di sé. È facile immaginarli camminare lungo le scogliere di Portovenere, osservare la Chiesa di San Pietro che si affaccia sull’abisso, o perdersi nei tramonti di Lerici, dove il mare assume sfumature di rame e lavanda.
Abbiamo percorso il golfo in battello, con il vento in faccia e il sale sulle labbra, e ogni borgo che incontravamo sembrava una poesia diversa. Lerici, elegante e vivace, con il suo castello che domina il porto; Tellaro, minuscolo e silenzioso, dove il mare arriva fino alle porte delle case; Portovenere, maestosa e fiabesca, con la sua roccia nera e le onde che si infrangono sotto la chiesa.
Forse si chiama così proprio per questo: perché il Golfo dei Poeti non è solo un luogo geografico, ma un’emozione condivisa. È un punto del mondo in cui il mare non parla soltanto con le onde, ma anche con le parole che lascia nell’aria di chi lo attraversa.
Il Parco Nazionale delle Cinque Terre: equilibrio tra uomo e natura.
Durante i nostri giorni tra i borghi e i binari, ci siamo resi conto che ciò che rende le Cinque Terre così speciali non è solo la loro bellezza, ma l’armonia fragile che le tiene insieme. È un equilibrio tra natura e mano dell’uomo, custodito e protetto dal Parco Nazionale delle Cinque Terre, una riserva piccola ma preziosa, nata per preservare questo straordinario paesaggio.
Il parco si estende per pochi chilometri, ma racchiude un patrimonio che non ha eguali: cinque borghi costruiti sulla roccia, decine di sentieri che si arrampicano tra ulivi e vigneti, terrazze coltivate con muri a secco che sembrano opere d’arte. Ogni muro, ogni gradino, è il risultato di secoli di lavoro e di rispetto per la terra. È affascinante pensare che, in un luogo tanto aspro, l’uomo non abbia distrutto la natura, ma si sia adattato a lei.
Camminando lungo i sentieri del parco — quelli che collegano Riomaggiore a Monterosso, o quelli più interni, tra boschi e campagne — abbiamo sentito l’odore del timo, del rosmarino e della salsedine che arriva dal mare. Il paesaggio cambia di continuo: da scogliere scure e scoscese a terrazze verdi piene di vigneti, fino ai borghi colorati che si aprono come conchiglie. Il Parco delle Cinque Terre non è solo montagna e sentieri: è anche mare. L’Area Marina Protetta che si estende lungo la costa custodisce fondali di posidonia, coralli e pesci mediterranei. In estate è possibile partecipare a escursioni in kayak o snorkeling, esplorando le calette nascoste tra Punta Mesco e Montenero.
Ciò che ci ha colpiti di più, però, è stato il senso di equilibrio. Tutto qui vive di una delicatezza che va rispettata: i vigneti scavati nella roccia, le case che sembrano appese al cielo, i sentieri che si stringono come vene sulla montagna. Il parco è un esempio perfetto di come l’uomo e la natura possano convivere, creando un paesaggio che non appartiene né all’uno né all’altra, ma al loro dialogo continuo.

Dove dormire: perché conviene alloggiare a La Spezia?
Quando abbiamo iniziato a progettare il nostro itinerario per visitare le Cinque Terre in treno, ci siamo chiesti se fosse meglio dormire in uno dei borghi o stabilirsi altrove. Alla fine abbiamo optato per La Spezia, e oggi siamo convinti che sia stata una scelta azzeccata. Essendo il capolinea del treno Cinque Terre Express, La Spezia offre una base logistica comodissima per partire ogni mattina con il primo treno e tornare la sera senza doversi spostare tra borghi.
Dormendo a La Spezia abbiamo potuto sfruttare una maggiore scelta di alloggi, prezzi più accessibili rispetto ai borghi, e una buona rete di collegamenti con autobus e traghetti verso Portovenere e Lerici.
Inoltre, La Spezia è una città viva anche di sera, con ristoranti, bar e negozi aperti, cosa che nei piccoli borghi spesso si interrompe con il calar del sole. Al mattino, prima di partire per i nostri borghi preferiti, abbiamo potuto fare colazioni tranquille, passeggiare per il centro storico e preparare con calma gli zaini per la giornata. Insomma, se vuoi un punto d’appoggio pratico e strategico per esplorare le Cinque Terre, dormire a La Spezia è una soluzione che unisce convenienza e serenità.
Durante la nostra ricerca di un alloggio a La Spezia, ci siamo imbattuti in un b&b chiamato I Sapori del Levante, situato in Corso Cavour 172 nel centro storico. È un affittacamere curato, appena ristrutturato, pulitissimo, composto da cinque camere (alcune accolgono fino a cinque persone) che riflettono nei colori e negli arredi l’identità della costa ligure: toni caldi, atmosfere mediterranee, attenzione al dettaglio. La casa è al primo piano di un edificio storico, a pochi passi dalla stazione ferroviaria e ben collegata con i servizi urbani. Abbiamo apprezzato la cura dell’ospitalità: ogni stanza ha un’impronta personalizzata, con dettagli legati ai prodotti tipici locali, e l’ospitalità è spesso elogiata dalle recensioni per la pulizia, la cordialità e il comfort. La colazione viene servita in un bar di fronte alla struttura, ma già partire da lì è un piacere: ti ritrovi immerso nella quotidianità ligure, con il profumo del pane caldo e il suono dei passi sul lastricato.

Visitare le Cinque Terre in treno ci ha permesso di vivere il territorio in modo autentico, seguendo i ritmi del mare e della terra. Ogni stazione, ogni fermata, ogni finestra affacciata sul blu ci ha regalato un frammento diverso dello stesso sogno: Riomaggiore con il suo vino e i suoi vicoli, Manarola con la sua luce, Vernazza che ti abbraccia col profumo del pesce fritto, Monterosso che ti accoglie con la sabbia dorata e i colori della sera.
Ma la vera bellezza di questo viaggio è stata la scoperta della semplicità: la libertà di spostarsi in treno, senza auto, senza corse, con il tempo di osservare. Abbiamo imparato che la Liguria sa essere generosa, ma solo con chi la vive con rispetto e lentezza.
Mentre il sole calava dietro le scogliere, il rumore delle rotaie è diventato il battito di questa esperienza. E ci siamo detti che torneremo, magari in un’altra stagione, per risentire quell’odore di sale e di basilico, per camminare ancora lungo la Via dell’Amore, per ritrovare lo stesso silenzio che ci ha accompagnati tra mare e cielo.
Spero che questo articolo possa esserti stato d’aiuto.
Buon viaggio!
Liz
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